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Recensione di "Le città InvisibilI" su Arlequins.it di Peppe Spirito (italiano)
Ennesima formazione italiana da ammirare al debutto discografico. Prodotti dal chitarrista dei Moongarden David Cremoni, gli Obscura sono una six-piece-band che con “Le città invisibili” realizza un cd che è un'altra piccola perla che arricchisce la già vasta produzione della nostra penisola. Il loro è un rock sinfonico romantico, raffinato, nel quale affiora tanta malinconia e costruito grazie al sapiente uso dei vari strumenti presenti. Le tastiere sono classicheggianti sia nelle loro fughe maestose, sia nella creazione di atmosfere avvolgenti; la chitarra elettrica graffia, quella acustica è delicata; il flauto interviene spesso con la sua dolcezza, la sezione ritmica è precisa e puntuale ed il cantato è evocativo al punto giusto. Pietre di paragone precise non ne vedo; si può intravedere un legame quasi inevitabile con il prog italiano degli anni '70, ma rielaborato in chiave fortemente personale, un po' come fecero i primi Finisterre.
Le nove composizioni hanno tutte qualcosa di speciale ed è davvero un piacere ascoltarle. Alcuni brani sono costruiti con i classici cambi di tempo e la struttura imprevedibile del rock sinfonico, vedi l'opener “Mondo 3”, l'incisiva e ruvida “Ombre tra la folla”, la mediterranea “La città del sole” (forse la più vicina ai Finisterre) e la conclusiva “Guernica”, che oscilla tra docili melodie, impressionanti accelerazioni e spazi solistici dal grande fascino. Poi ci sono alcune composizioni che fanno emergere i legami con la musica classica: le strumentali “Bersabea”, “Ipazia” e “Zemrude” con gli eleganti dialoghi tra il pianoforte, la chitarra acustica ed il flauto (solo “Zemrude” prosegue con variazioni ritmiche e timbriche sorprendenti). Discorso un po' a parte le due meravigliose tracce denominate “Limbo cosmico”, in cui si combinano magicamente suoni acustici ed elettrici, con leggeri spunti barocchi e intrecci da brivido e che rappresentano un po' la summa della musica degli Oscura.
La produzione fa venir fuori i suoni un po' “chiusi”, il che fa aumentare quell'atmosfera un po' dark che si respira per tutto l'album. Che altro dire? Compratelo!
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